Descrizione:
Il filmato mostra me stessa, nell’atto di camminare freneticamente con legate alle mie caviglie due sveglie funzionanti. In particolare, l’inquadratura riprende la parte del mio copro che va dal sotto delle mie ginocchia e il pavimento. Come sottofondo si sente il ticchettio di un orologio che aumenta di velocità man mano che si va avanti con la fruizione del video, rendendo l’idea di un tempo che scorre inesorabilmente sempre più veloce. Infatti, dopo alcune decine di secondi l’atto di camminare si fa sempre più frenetico, e questo mi porta ad inciampare ma, subito dopo mi rialzo il più veloce possibile. La parte conclusiva nel video, mostra l’atto di togliersi le sveglie che fungono come da zavorra ai miei piedi, con il suono del ticchettio dell’orologio che scompare. Nel finale, infatti, ho voluto trasmettere un senso di speranza verso il superamento del malessere, e la possibilità’ di poter andare al “proprio passo” e al “proprio tempo” nella vita e nel mondo, allontanandosi dai riflettori delle aspettative e delle pressioni sociali.
Con questa video-performance ho cercato di esprimere la pressione, la fatica e il malessere che, tendenzialmente, i giovani d’oggi si trovano a sopportare in seguito all’idea di dover “stare al passo con i tempi”: quei tempi, si intende, socialmente e culturalmente pre-impostati. È sempre più diffusa l’ansia e la paura di non riuscire a soddisfare bisogni e pressioni quali: concludere gli studi senza alcun ritardo o ripensamento, trovare un buon lavoro appena conseguito il titolo di studio, e contemporaneamente adoperarsi il prima possibile per garantirsi un futuro, una casa e magari anche una famiglia. Tutto ciò in una società in cui è sempre più difficile accedere agli studi senza pagare rette e affitti da capogiro, trovare lavori giustamente retribuiti e scorgere un futuro al di là guerre, dei conflitti politici e della crisi climatica.
Ecco che, soprattutto per i giovani d’oggi, il tempo non è più una risorsa a cui accedere, ma una minaccia a cui sottostare.